Storia – La “Gladio Rossa” e la formazione clandestina dell’apparato paramilitare italiano del Pci dal 1944 in poi al servizio e agli ordini dell’Unione Sovietica e del “Patto di Varsavia”


 

–Giuseppe Stella.

Ag. Agim – Il Pcus (Partico comunista sovietico) dal 1943 e sino al 1945 sollecitò i partiti comunisti Europei occidentali, in particolare quello italiano e francese, a nascondere il loro armamentario usato dalla resistenza partigiana (quella comunista s’intende, la “Garibaldi” in Italia): l’idea era quella di organizzare una formazione paramilitare clandestina a disposizione dell’Unione Sovietica e in Italia del Pci.

Allora, Stalin, nel 1944, dettò al Partito comunista italiano le linee guida da seguire: finta legalità apparente e attività segreta sovversiva. Togliatti, tornato da Mosca, eseguì, ma Pietro Secchia, dirigente comunista, fu il solo a dire che era favorevole a un’insurrezione nel nostro Paese.

A Jalta, nel 1945, si riunirono Stati Uniti d’America, URSS e Regno Unito per accordarsi sulle zone d’influenza degli Usa. In base agli accordi, l’Italia fu assegnata all’America e il mondo fu diviso in due blocchi. Il Pci quindi fu preparato a insorgere in Italia su ordini di Mosca e anche contro un eventuale colpo di Stato avversario se e quando fosse stato perpetrato dai loro “nemici” politici.

l'apparato paramilitare del Pci L’apparato paramilitare clendestino del Pci e il triangolo rosso.

La Commissione Mitrokhin che indagò su questi fatti accertò che nel 1945 le “migliori armi usate dai partigiani non furono restituite mentre fu istituito un gruppo di azione clandestino formato da ex membri delle brigate partigiane (“Garibaldi”) comuniste e legate a Mosca”. Le basi operavano soprattutto al Nord e al Centro del Paese.

Tutto dipendeva dal Pci e da Secchia, il secondo in ordine d’importanza dopo Togliatti.

L’ex Jugoslavia comunista avrebbe aiutato questa organizzazione paramilitare e sovversiva con armi, uomini e mezzi e con addestramenti mirati.

I rivoluzionari comunisti italiani venivano preparati militarmente in Russia o in Cecoslavacchia per attacchi offensivi e non difensivi (come risulta da altre fonti): si occupavano infatti di guerriglia, sabotaggio e intercettazioni.

Dal 1947 Mosca volle avere maggiore influenza sui Partiti comunisti occidentali e Togliatti in Italia si adeguò.

Nel 1948 gli scontri tra la DC, le forze di centro e le formazioni di sinistra, che costituirono il fronte “democratico” popolare, si moltiplicarono.

Tale fronte comunista era convinto di vincere le elezioni politiche del 18 aprile perchè risultava molto favorito ma gli opposti schieramenti non si accettavano a vicenda.

L’apparato clandestino militare comunista quindi era già in allarme, pronto ad intervenire se avesse vinto il Pci e gli avversari non avessero accettato l’esito elettorale che avrebbe consegnato il Paese alla Russia.

Ma Mosca rispose che l’insurrezione armata in Italia i comunisti nostrani non la potevano fare. La ragione? Sarebbero intervenuti gli Alleati e la Nato con tutta l’Alleanza Atlantica e sarebbe scoppiata una terza guerra mondiale.

 

Meno male che alle elezioni la Democrazia Cristiana vinse con il 48,5% dei voti, battendo il Fronte popolare, che si fermò al 31%.

Però, l’apparato insurrezionale e paramilitare dei comunisti, non solo fu tenuto in piedi ma quando uno studente, Antonio Pallante, tentò di uccidere Togliatti con l’attentato del 14 luglio 1948 i comunisti misero a ferro e fuoco l’Italia: fabbriche ed edifici pubblici occupati, blocchi stradali, scioperi, mezzi militari requisiti, attacchi alle forze dell’ordine con morti e feriti, con la Cgil che fece anche uno sciopero generale.

Tali manifestazioni furono interpetrate da qualcuno come segno di sobillazione di tipo paramilitare, segno dell’attivazione rivoluzionaria dell’ex Pci, altri pensarono a fatti spontanei provocati da quell’attentato.

Togliatti però, consapevole di conseguenze ben più gravi, fermò i Compagni e disse no ad azioni armate insurrezionali. Si evitò così una guerra civile incombente.

I Compagni italiani volevano imitare i bolscevici sovietici del 1917 che marciarono verso l’insurrezione quando ciò fu ritenuto necessario. Ma la Russia d’allora con il nostro Paese, altra cultura, cosa mai c’azzeccava?

Dunque, la ”GLADIO ROSSA” in pratica era già attiva.

Mario Scelba, ministro degli Interni d’allora documentò il tutto perchè appariva evidente ”come i Compagni poggiassero sull’esistenza di una rete organizzata e che il problema del partito comunista era quello che si discostava dalla legalità con la sua organizzazione ed i suoi metodi di lotta politica”.

 

Il Sifar nel 1950 fece anche nomi dei paramilitari del Pci: Arrigo Boldrini, presidente dell’ANPI e capo dei comitati rivoluzionari del settentrione;
Vincenzo Moscatelli, capo ex brigate partigiane del Piemonte e brigate autonome;
Ilio Barontini, capo controllo militare dell’Emilia, dei GAP  sabotatori;
Giorgio Amendola, capo organizzazione militare dell’Italia centro-meridionale.

Fu documentato dunque che il tutto era parte integrante del Pci d’allora.

Il problema per loro era però quello di non aver considerato, quando ci fu la lotta partigiana dal 1943 in poi, che gli Alleati anglo-americani stavano risalendo l’Isola dalla Sicilia conquistata e che dunque erano protetti da un’Armata vera e propria che di fatto ci liberò dai tedeschi..

Anni 1955-1974

Nell’anno 1955 si delineò e si costituì il Patto di Varsavia. Il PCI clandestinamente mandò in Russia gente per addestramenti paramilitari ed insurrezionali (ce l’avevano nel sangue)…, ma erano foraggiati, e bene, coi rubli di Mosca.

Le squadre rappresentavano le “quinte colonne” a sostegno dell’invasione rossa.

Giorgio Amendola prese il posto di Secchia per mandare avanti quell’organizzazione eversiva e pericolosa per l’Italia e il mondo.

Dagli anni ’60 tale struttura s’indebolì e le armi nascoste sparirono, ma dal ’70 in poi i gruppi c’erano ancora.

 

Gli informatori infiltrati di polizia e carabinieri nel Pci relazionavano ai servizi d’intelligence.

I dirigenti dei servizi chiesero agli informatori soprattutto verifiche e conferme delle notizie ricevute.

Un dossier del Sifar (servizio segreto militare) descriveva tutto con minuzia di particolari

e tra i capi politici c’erano Luigi Longo, “garibaldini”; Sandro Pertini, brigate “Matteotti”; Emilio Lussu, “Giustizia e Libertà”; Ettore Troylo, indipendenti; Arnaldo Azzi,estero. I capi militari: Arrigo Boldrini, Ilio Barontini, Gisella Floreanini, Fausto Nitti e Mario Roveda.

Per il il SIFAR, il PCI aveva circa 250 mila uomi a disposizione che potevano arrivare a 1 milione in caso di invasione dall’Est dei Paesi del “Patto di Varsavia”. Ma la situazione se si fosse concretizzata poteva portare a una terza guerra mondiale.

Mario Scelba propose varie volte di dichiarare il Pci fuori legge ma si evitò questa soluzione per il rischio di una guerra civile paventata anche da Cossiga.

Archivi degli Stati Uniti

Gli USA sapevano tutto della situazione italiana e dei forti legami tra l’Italia e Mosca:

Longo, Sereni e Grieco erano i fomentatori e i capi del Comintern di Lubiana-Ginevra-Lisbona. Militarmente l’ex-partigiano Cino Moscatelli doveva gestire tutto”.


Costoro evidentemente facevano quel lavoro sia per i soldi in nero che ricevevano da Mosca, sia per ragioni ideali. Sapevano del pericolo occidentale e dell’Alleanza Atlantica ma creavano terrore su terrore e llarme nei nostri apparati difensivi.

La “Gladio rossa” in sostanza fu questa”. E in mezzo c’era anche il Kgb sovietico.

L’Europeo su queste cose segrete in Italia raccontò nel 1991 la bella storia dei comunisti italiani con notizie più dettagliate: una “Gladio Rossa” esisteva già e la “Gladio Bianca” fu organizzata, per contrastarla, dal nostro Paese, dalla Nato, Usa in testa, e da tutta l’Alleanza Atlantica” che vigilava con grande attenzione.

Il giornale rivelò che le sedi del nemico erano concentrate soprattutto in Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria e Toscana e che le armi erano nascoste in caverne, casolari abbandonati e cimiteri.

Insomma dal nazi-fascismo i comunisti italiani ci volevano portare a un’altra tirannide comunista e dittatoriale, quelle di Stalin e di Mosca.

I comunisti in Grecia furono messi fuori legge e in Francia arrestarono il loro capo.

Ma il controspionaggio Usa era al corrente di tutto e prendeva le debite misure precauzionali per la salvaguardia della LIBERTA e della DEMOCRAZIA in Italia.

 

La Procura di Roma, dopo le rivelazioni di stampa dell’Europeo e di altri giornali sulla “Gladio Rossa”, aprì un’inchiesta che andò avanti dal 1991 al 1994.

L’inchiesta fu archiviata per prescrizione dei fatti ma emerse che il Pci effettivamente aveva organizzato formazioni paramilitari clandestine nel Paese attive sin dalla fine della guerra.

Le relazioni della “Commissione stragi”

Di fatto le indagini furono tutte archiviate e riguardavano anche la “Gladio Rossa”. La “Gladio Bianca” non solo fu assolta ma fu considerata al servizio della Patria e del nostro Paese che in quel periodo ne ha passate di cotte e di crude.

 

Secondo Fulvio Martini, ammiraglio,

il KGB sovietico aveva interesse che il nostro Paese, che faceva e fa parte della sfera d’influenza statunitense, avesse un partito comunista molto forte, a condizione che non andasse mai al governo.

Insomma, se avesse vinto il Pci con regolari elezioni e ci fosse stata opposizione da parte degli altri partiti potevano intervenire in appoggio delle armate rosse clandestine la Jugoslavia e l’Ungheria. Ma chi glielo avrebbe permesso? Non certo gli Usa e l’Alleanza Atlantica.

Parla l’onorevole Francesco Cossiga

Francesco Cossiga nel novembre 1997 parlò di tre differenti strutture legate al PCI: ufficiale, clandestina e paramilitare.

Lo Stato italiano non sarebbe stato assolutamente in grado di impedire una presa del potere per infiltrazione o per violenza da parte del Partito comunista (ma le forze dell’Alleanza Atlantica sì, ndr). E non lo ha fatto per due motivi: perché Mosca non glielo avrebbe permesso, anzi avrebbe mollato il Pci; in secondo luogo perché la scelta democratica e parlamentare di Togliatti era irrevocabile. La Bolognina non è stata fatta da Occhetto, ma da Togliatti”.

I giudizio di Cossiga fu quello ma le cose da lui dette sono credibili e reali? Loro, quelli del Pci si preparavano veramente per la rivoluzione in cui credevano e venivano anche foraggiati economicamente dalla Russia: difesa sì, ma anche attacco…lo dimostrano i fatti e le informative dei servizi segreti e delle forze dell’ordine.


Secondo altre ricotruzioni, la “Gladio Rossa” è stata una denominazione nata a posteriori di quella “Bianca”, ma le fonti e i giudizi e anche i fatti qui narrati sugli avvenimenti descritti su queste cose divergono.

Certo che il periodo della guerra fredda in Italia non è stata una passeggiata per i politici della prima Repubblica, ma ora sembra profilarsi minaccioso all’orizzonte il pericolo di una seconda guerra fredda, alcuni dicono già iniziata, contro la Cina e…naturalmente contro l’Islam su cui sono puntati i fari di tutto il mondo.

 

 

 

 

 

 

 

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